ANDREA CAMILLERI
DALLA SICILIA ALL’UNIVERSO
di Anna Maria Stefanini

Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 6 settembre 1925 – Roma, 17 luglio 2019) ci ha lasciato. Ci ha lasciato nel duplice senso di abbandono e di lascito ereditario. Camilleri è stato scrittore, poeta, drammaturgo, sceneggiatore, attore, conversatore, regista, documentarista, autore RAI (“tenente Sheridan” e “commissario Maigret”), docente all’Accademia nazionale di arte drammatica e al Centro sperimentale di cinematografia, pluri-vincitore di premi letterari; studente universitario mai laureato (conseguì il diploma di maturità per effetto di agevolazioni di guerra). Un mosaico professionale ed espressivo che può essere ricapitolato nella parola “narratore”; architetto di quella speciale materia di cui sono fatti libri, teatro e cinema ma con la non comune qualità di mantenere alto il profilo del racconto e nello stesso tempo raggiungere tutti; una capacità molto probabilmente affinata in RAI. La fruibilità come massimo della sofisticazione: questo il claim di Camilleri. Camilleri conosceva l’arte del narrare ma conosceva perfettamente anche il procedimento della lettura e sapeva come non complicare la vita del lettore. Camilleri era anche un parlatore seduttivo e tutti amavamo ascoltarlo. In effetti nei tanti romanzi di Camilleri sono ben riconoscibili alcune strategie narrative costanti quali la lunghezza (circa 180 pagine per il romanzo e 24 per il racconto, una sorta di metrica letteraria); una neo-lingua, mix di siciliano e italiano e una location: l’immaginaria Vigata in provincia di Montelusa.
Infine guarda come vanno i destini: dov’è che Camilleri ha iniziato questo lungo e incredibile itinerario nella narrazione? Camilleri si avvicina alla letteratura perché la biblioteca di Enna, nel 1946, era l’unica ad avere i locali riscaldati…; cervello tra le nuvole ma piedi caldi. Un esordio che è già letteratura.