di Riccardo Bramante
Dopo la recente scomparsa di Gigi Proietti il vessillo della “romanità” nella cinematografia italiana è tenuto alto da un altro grande, Carlo Verdone che proprio il 17 novembre compie settanta anni portando sempre con se il suo sano ottimismo ed il piacere della vita per le novità che essa apporta ogni giorno.
Regista, attore, sceneggiatore e scrittore ha raccontato l’evoluzione del costume italiano di questi ultimi 40 anni attraverso le battute fulminanti ed i personaggi iconici di tanti suoi film: con “Un sacco bello” ha descritto i turbolenti anni ’70 per passare poi agli entusiasmi e alle euforie degli anni ’80 con “Borotalco” e poi alla noia e solitudine degli anni ’90 con l’emblematico “Viaggi di nozze” fino a “L’amore è eterno finchè dura”, rappresentazione del malinconico disincanto del nuovo millennio senza risparmiarci nemmeno la foto dell’Italia cafona ed arricchita in “Grande, grosso e verdone”.
Degno erede, dunque (anche se lui con modestia non vuole sentirselo dire), di un altro grande attore romano, Alberto Sordi con cui ha girato due film, “In viaggio con papà” e “Troppo forte” e a cui era legato da una profonda amicizia.
Un bel traguardo se si pensa ai suoi esordi nei piccoli teatrini di quartiere e poi, nel 1977, all’Alberichino nel primo, vero spettacolo teatrale!
Grande merito di Verdone regista è stato anche quello di aver valorizzato al meglio le donne dei suoi film, riservando loro ruoli fortissimi che hanno lasciato il segno, dalla russa Irina Sanpiter, la sventurata Magda moglie del pedante marito Furio in “Bianco, rosso e verdone” ad Eleonora Giorgi venditrice di enciclopedie e innamorata di Lucio Dalla in “Borotalco”, a Ornella Muti madre irresponsabile in “Io e mia sorella” e poi sex symbol in “Stasera a casa di Alice”, fino a Claudia Gerini che diviene l’altra metà della sua vis comica in ben tre film: dalla coatta Jessica di “Viaggi di nozze” e ancora nei panni di supercafona di “Grande, grosso e verdone” e nella caparbia cameriera di “Sono pazzo di Iris Blond”.
Questa sua fama di scopritore di talenti femminili la ritroviamo anche nel suo ultimo film, (il 40° dietro la macchina da presa), non ancora uscito nelle sale a causa del Covid dal titolo “Si vive una volta sola” dove insieme a Rocco Papaleo e Max Tortora troviamo una inedita Anna Foglietta nelle vesti di strumentista di una formidabile équipe di medici, tanto eccezionali nella loro professione quanto sconclusionati ed imbranati nelle loro vite private.
E, infine, come non ricordare il Verdone scrittore che nel suo recente libro “La casa sopra i portici” ha tirato fuori tutta la sua tenerezza mista a malinconia nel ricordare gli anni di gioventù trascorsi appunto nell’abitazione di famiglia collocata proprio sopra i portici di Lungotevere dei Vallati (un possibile copione per un prossimo film?).
Una grande carriera per un personaggio che ai suoi esordi si era sentito dire da un grande regista (e poi grande amico) come Sergio Leone: “ma cosa vuoi fare nel cinema con quel faccione che ti ritrovi!”.