di Felicia Pinelli

“All’interno del Santuario non c’era nulla, solo siepi, rovi, erba. C’era persino una mucca, che di solito si riposava in un angolo”. Si potrebbe toccare la ipersensibilità dei Castellani (così chiamati gli abitanti di Castelpetroso) se non si cita questa frase che tutti conoscono.

Un paese questo composto da varie frazioni racchiuso in una corona di monti appartenenti al massiccio del Matese, con un cuore pulsante e maestoso il Santuario, un tempio dedicato alla Madonna Addolorata, poi elevato, nel 2013, a Basilica Minore dall’attuale Papa Francesco.

Molti sono i libri scritti sulla storia delle numerose apparizioni che sarebbero avvenute in quel luogo a iniziare da quelle alle due pastorelle Serafina e Bibiana e sui tanti miracoli avvenuti; vogliamo, invece, ripercorrere la storia architettonica ed artistica di questo luogo, molto spesso tralasciata.

Tutto inizia nell’anno 1888 con le prime apparizioni, poi la voce si espande come un vento, si viene a conoscenza di un luogo dove la speranza c’è, dove possono accadere miracoli.

Tra tantissimi personaggi che fanno la storia di questo luogo due sono senz’altro i più importanti: Carlo Acquaderni e Giuseppe Gualandi, amici bolognesi di vecchia data. Il primo manifestò l’intenzione di innalzare un tempio come ringraziamento alla Madonna per avergli salvato il figlio e si rivolse all’amico Gualandi che già aveva raggiunto una solida fama come architetto avendo progettato e costruito la Chiesa del Sacro Cuore  del Suffragio, unico esempio di stile neogotico a Roma.

La posa della prima pietra avvenne nel 1890, ma a causa di numerosi problemi economici i lavori andarono molto per le lunghe e al fine di ridurre al minimo le spese si decise di assumere mano d’opera locale e, anzi, molti furono quelli che volontariamente si offrirono come lavoranti pur di contribuire alla costruzione; nel 1950 furono terminate le mura perimetrali e nel 1975 fu finalmente consacrata. La Basilica si sviluppa su una superficie di 2800 metri quadrati, lo stile è il Neogotico e il materiale utilizzato è esclusivamente la pietra locale.

Tutto l’ornato e la facciata è opera di artisti scalpellini di Oratino, i fratelli Chiocchio, di cui il primogenito Pasquale Chiocchio capomastro indiscusso e stretto collaboratore dell’ing. Gualandi senza i Chiocchio difficilmente si sarebbe potuto portare avanti negli anni la mole di lavoro che questa “fabbrica” richiedeva.

Tutta la pianta del tempio simboleggia un cuore, il cuore di Maria trafitto da sette spade e sette sono le cappelle all’interno, con la prima dedicata ai Polacchi coloro che per primi con una colletta riuscirono a contribuire nella realizzazione.

La cupola è a doppia calotta (ricorda il lavoro svolto dal Brunelleschi a Firenze) con l’esterno di 13 metri e la calotta interna di 11, la circonferenza totale è di 56 metri, sulla sommità poggia il cupolino alto 10 metri con un diametro di più di 3 poi sulla vetta la croce di quasi un metro. L’altezza totale del tempio è di 54 metri. 

Nell’interno del tempio il progetto iniziale prevedeva di collocare nelle 48 nicchie della cupola (6 per ogni lato dell’ottagono) statue di marmo, ma l’Ing. Gualandi si oppose in quanto, essendo queste troppo pesanti, avrebbero gravato sulla struttura; si decise allora di utilizzare il più leggero mosaico e, scartati quelli in stile romanico e ravennate (i primi perchè troppo pesanti e i secondi perché realizzati con tessere troppo grandi) si scelse infine quelli in stile veneziano per rappresentare i Santi posti nelle nicchie dell’anello della cupola e gli Apostoli ed i Papi nella parte sottostante, per un totale di 64 mosaici.

Il pittore Amedeo Trivisonno fu incaricato di dipingere grandi tele da mettere in ognuna delle cappelle laterali a rappresentare i dolori dell’Addolorata e sempre di Trivisonno sono i grandi quadri che si trovano all’ingresso della Basilica e che rappresentano la “Resurrezione di Gesù” e la “Assunzione di Maria”.

Per la statua della Pietà ci si rivolse alla scuola romana di Rosa Zanazio e il grande crocifisso ligneo fu commissionato all’artista di Bolzano Ferdinand Stuflesser mentre le stazioni della Via Crucis sono opera dell’artista Marcello Scarano.

Nel corso degli anni è stata poi realizzata la “Via Matris” che porta dalla Basilica al luogo delle Apparizioni, snodandosi in salita per circa 750 metri  fino alla Fonte Benedetta, con ai lati gruppi statuari dello scultore Alessandro Caetani  che rappresentano i 7 dolori della Madonna a grandezza naturale lungo tutto il percorso.

Il viaggiatore che passa lungo la Statale non può non ammirare la maestosità del Tempio è questo un luogo di ritiro spirituale e di pellegrinaggi continui, si viene richiamati dai rintocchi delle campane della Antica Fonderia Marinelli di Agnone, dai grandi portali in bronzo che rappresentano le Sacre Scritture, dal suono dell’organo di 1778 canne costruito nel 1993 dai fratelli Ruffatti di Albignasego (Padova), la cui spesa è stata interamente sostenuta dai fedeli.