di Ester Campese
Pochi giorni or sono, precisamente il 19 aprile scorso, si è festeggiato l’88° compleanno di Fernando Botero. Questo compleanno ci da lo spunto per parlare di un artista certamente fuori dagli schemi rispetto allo scenario contemporaneo, nonché massimo esponente dell’arte colombiana attuale. Nato a Medellín nel 1932, per lo più è conosciuto per il suo stile che rappresenta soggetti corpulenti con forme abbondanti e morbide, si direbbe oggi “burrose” o “curvy”, che in ogni caso rimandano ad una sorta di serenità, rappresentando scene di uno svolgersi quotidiano che appartiene a tutti noi e per questo, in cui tutti, ci si possono immedesimare.
Precoce nel suo talento vendette la sua prima opera, un acquerello, per due pesos. Nel 1948 a soli 16 anni disegnava già illustrazioni per “El Colombiano”, il più importante periodico di Medellín. Nello stesso anno esponeva, sempre a Medellín, per la sua prima volta. La prima personale giunge invece dopo tre anni, ai suoi 19, nella città di Bogotà.
Botero oggi è l’artista vivente con il maggior numero di mostre e di pubblicazioni a lui dedicate. Nonostante ciò la critica con lui non è sempre stata favorevole sostenendo che fosse per lo più un “fatto commerciale” la sua rappresentazione di “grottesche e gigantesche figure”, ma il pubblico lo adora e lo reputa come detto icona dell’arte contemporanea.
Le prime opere di Botero sono profondamente suggestionate dal barocco sudamericano, ma molto importante è stato anche il suo primo viaggio in Europa, a suoi 21 anni, in cui era già integrato e conosciuto nel mondo artistico europeo e non solo già aveva esposto in America a New York e altrove nel mondo. In Europa si sposta tra la Spagna, Parigi, dove si dedicherà quasi esclusivamente alla scultura, ed in Italia. Proprio dal viaggio in Italia si appassionerà ed approfondirà il periodo del Rinascimento italiano, indentificato come l’epoca d’oro, per il rilievo dato alle proporzioni, ai volumi e alle masse. Negli anni ’80 acquisterà una casa in Versilia, a Pietrasanta, vicino alle note cave di marmo da cui trarrà la materia prima per le sue sculture.
L’arte di Botero si rifà ad uno studio attento di opere classiche quali quello di Piero della Francesca e Giotto, modelli che vengono attualizzati e reinterpretati in modo del tutto personale ed originale con una plasticità unica donata alle sue figure. La “palette di colore” scelta da questo artista esclude esaltazioni tonali e la sue pennellate rimandano ad una stesura in campiture piatte ed uniformi, prive quasi del tutto delle ombreggiature al fine di calmierare la differenziazione cromatica per rendere al massimo “l’idea del colore che desidera trasmettere”. Una particolarità di questo artista sono gli sguardi dei soggetti, sempre persi nel vuoto, quasi osservassero ma senza guardare.
Moltissimi i temi trattati da Fernando Botero artista che è stato in grado di adattare il proprio stile “bizzarro”, a qualunque tipo di rappresentazione. Note e suggestive le opere in cui ripercorre la via crucis, che sono stato anche oggetto di una mostra personale a Roma dedicatagli nel maggio nel 2017, al Complesso del Vittoriano, per la prima grande retrospettiva italiana.