Nel mercato attuale dell’Agrifood, fiore all’occhiello dell’economia italiana, si stanno sviluppando nuovi trend che al momento sono ancora non dominanti ma che per alcuni segmenti (come ad esempio quello dei Millenials e comunque delle giovani generazioni) sono determinanti.

La conoscenza del prodotto e delle varie fasi della sua realizzazione e la loro certificazione diventano un driver importante per la scelta in ogni fase del processo di acquisto. I nuovi consumatori chiedono infatti più informazioni riguardo ai prodotti che consumano.

Le scelte sono sempre più orientate verso gli alimenti semplici, poco lavorati e quindi più salutari: il cibo fresco, organico, biologico. Altro elemento di scelta è quello della provenienza da aziende sensibili ai temi sociali e ambientali, che limitano il ricorso agli imballaggi e la violenza sugli animali (cruelty free).

Inoltre, nel prossimo futuro i cambiamenti climatici e la minaccia dell’esaurimento di molte delle risorse naturali, fino ad ora disponibili e facilmente sprecate, costringerà i produttori a gestire in modo efficiente le risorse per l’agricoltura.

Di conseguenza il monitoraggio delle risorse e dei trattamenti risulterà indispensabile, se non addirittura obbligatorio come nelle normative allo studio.

Tra i driver del cambiamento in questo caso troviamo quindi l’efficienza dell’utilizzo delle risorse come:

  • Sementi;
  • Risorse idriche;
  • Sostanze chimiche (come pesticidi e concimi);
  • Superfici (gli spazi da utilizzare per l’agricoltura sono limitati e devono rendere in modo adeguato).

 

È ormai chiaro che sempre di più sarà determinante la qualità delle lavorazioni. Si tratta di produrre controllando l’intera filiera produttiva, riducendo il più possibile quei trattamenti che possono alterare il prodotto e risultare nocivi per la salute dei consumatori, come ad esempio l’utilizzo dei pesticidi. Tale controllo è anche necessario per la certificazione del prodotto.

Tutte queste dinamiche sono importanti per la protezione della produzione agricola made in Italy sia sul mercato nazionale sia sui mercati internazionali, che stanno evolvendo verso un maggior livello di qualità e la necessità di una certificazione di provenienza. Proprio nel vino che rappresenta un asset fondamentale, tra i più importanti della produzione italiana, si evidenzia la necessità di difendere qualità e reputazione.

Proprio per questo molte aziende stanno sperimentando nuove forme di differenziazione per distinguersi e fidelizzare i propri clienti migliori.

 

La tradizione

 

Alcune imprese in questa ottica hanno riscoperto tecniche ormai dimenticate e sono ritornate alle origini della tradizione per distinguersi e creare per la propria offerta una reputazione di prodotti di qualità.

Un esempio virtuoso di applicazione di una brand strategy vincente è il Boccafolle del Professor Bruno Ottorino. Un vino che viene accompagnato “dalle vigne alle cantine”, attraverso una filiera controllata, tutta gestita internamente, che mira a riscoprire la varietà autoctona del vino calabrese della zona di Mottafollone. L’obiettivo era quello di un ritorno alla tradizione, che permette di riscoprire e valorizzare antichi vitigni delle terre a nord di Cosenza, nella Valle dell’Esaro, sulla via di passaggio tra Mar Tirreno e Mar Ionio. Un metodo rigoroso che non passa per Consorzi, ma tiene ben distinte e definite le uve nella loro provenienza.

Boccafolle ha ottenuto nel 2017 la Golden Star da parte del Touring Club ed esporta all’esterno in Germania, Belgio, Stati Uniti le sue 15.000 bottiglie suddivise in 5 etichette. I vitigni studiati geneticamente e reimpiantati sono il “Greco Nero” e il “Magliocco” (a bacca rossa) e il “Guarnaccia bianca” e il “Pecorello” (a bacca rossa).

“Tornare a far le cose come un tempo, cercando quel che del passato si è perso”.

Un risultato che si ottiene lavorando le uve senza mai accettarne l’imbastardimento, mai mischiandole con altre, bensì gestendone la lavorazione separata e quindi controllando tutte le fasi di produzione. Un’attenzione questa che è sempre più richiesta, specialmente all’estero, dove dalla limitata produzione viene ricavato un prezzo che valorizza la sua particolarità.

 

La tecnologia

 

Un altro driver di evoluzione della produzione agricola e più specificamente vinicola è quello legato alle applicazioni tecnologiche. La gestione di una vigna può essere dettata dal tradizionale alternarsi delle lavorazioni stagionali, dei trattamenti, dell’irrigazione, come si è sempre fatto, come tramandato di padre in figlio, oppure può avvalersi di strumenti innovativi di analisi a supporto delle decisioni.

E così si può decidere di applicare un trattamento semplicemente perché l’anno precedente “avevamo fatto così”, oppure capire se in quel momento climatico e quella situazione del terreno sia necessario o no. Ogni anno le condizioni atmosferiche, le temperature, le piogge si alternano sempre in modo diverso e quindi non è efficiente per la produzione ripetere gli stessi trattamenti in situazioni differenti.

Una ricerca dell’Università di Alcalà, in Spagna, avverte che l’innalzamento delle temperature dovuto al riscaldamento globale potrebbe essere deleterio per le vigne causando grandi perdite, arrivando addirittura alla perdita dell’85% del raccolto nel caso di aumento di 4 gradi delle temperature medie.

L’installazione di stazioni meteorologiche e di sensori direttamente nei campi può monitorare l’umidità dell’aria e del terreno e tanti altri valori ambientali e definire quando è opportuno procedere con l’irrigazione, la concimazione, i trattamenti con i pesticidi e gli altri interventi. Utilizzare uno strumento scientifico aiuta a prendere le decisioni giuste nel momento corretto, fa risparmiare l’impresa e tutela il territorio e i suoi prodotti, sia per l’ambiente sia per i consumatori.

Auroras, con la sua soluzione “SAVE, grape protection”, utilizza una piattaforma di monitoraggio collegata a sensori che misurano le condizioni micro-climatiche del vigneto e quelle fisio-patologiche delle piante. Tra gli elementi monitorati ci sono l’umidità dell’aria, la bagnatura fogliare, la temperatura, la radiazione solare, le precipitazioni, la direzione e la velocità del vento, la luminosità.

La piattaforma di analisi, oltre a creare una raccolta di dati, permette l’elaborazione di modelli personalizzati e predittivi per la gestione delle vigne e l’applicazione dei trattamenti. Grazie agli algoritmi la piattaforma sviluppa un sistema di apprendimento continuo che permette di migliorare sempre più la produzione nel tempo e di ridurre gli sprechi.