L’associazione Createca accoglie il prof. De Masi nel salotto della libreria Mondadori in via Piave. Una chiacchierata per presentare il suo nuovo libro, Il mondo è giovane ancora (Rizzoli) che assomiglia più ad un tè tra amici. L’associazione Createca che ha organizzato l’incontro distribuisce una “Scheda di ascolto attivo” che permette di suddividere gli appunti che ognuno prende in conferme, sorprese, domande, idee e suggerimenti. Un buon punto di partenza per affrontare con maggiore partecipazione il dibattito.

Si parte dal titolo del libro Il mondo è giovane ancora, che si riferisce ad una celebre frase tratta da un’opera di Giambattista Vico ed è la naturale evoluzione del libro Ozio creativo. Il problema di base è che “in questa società è più difficile farsi le domande che dare le risposte”. Spesso sono pochi ad avere dubbi, tanti quelli ostentano certezze.  E chi ostenta certezze lo fa spesso per incompetenza nel campo in cui si mostra sicuro, un’incompetenza sbandierata e accompagnata ad arte per creare audience, utilizzata per fomentare un dibattito urlato anche dove non serve. Tutto ciò si trasforma in un grande spettacolo che soffoca la riflessione e non permette quindi di approdare a una visione d’insieme.  Così non si riflette su come costruire il futuro.

Un passo dopo l’altro la società postindustriale introduce le macchine digitali e l’intelligenza artificiale diminuendo sempre più la componente di lavoro umano presente all’interno di ogni prodotto (al momento si calcola che in un’automobile solo il 7% deriva dalla mano dell’uomo).

A questo si accompagna un continuo travaso di ricchezza dai più poveri ai più ricchi, che sono sempre più ricchi. Seppur alcuni abbiano creato ad arte la teoria dello “Sgocciolamento della ricchezza” dai ricchi sempre più ricchi verso i poveri, De Masi non concorda con la teoria e cita studi che la contraddicono ampiamente.

Purtroppo uno dei limiti della società attuale è costituito dalle diseguaglianze (potere, lavoro, ricchezza, sapere, opportunità, tutele) che creano un circolo vizioso.

Si è cercato di affrontare le sfide umane cercando una risposta attraverso la scienza e la tecnologia oppure rivolgendosi ad elementi placebo come la religione e l’arte. E molto si è fatto, ad esempio vincendo il dolore, dilazionando la morte.

Tuttavia la vera sfida è quella di ripensare il tempo: da una parte ci sarà sempre maggiore carenza di lavoro, dall’altra aumenterà il tempo libero. In Germania hanno affrontato il problema è hanno iniziato a diminuire le ore di lavoro (pur aumentando la produttività). In Italia, invece, le deficienze organizzative degli imprenditori e dei manager e i pessimi provvedimenti legislativi attuati hanno precluso la speranza di godere al meglio di questo che è il migliore dei mondi conosciuti, considerate tutte le epoche storiche.

Abbiamo un modo per reagire e mantenerci a galla in questo cambiamento e consiste nel prevedere il futuro, nel progettarlo con lungimiranza (evitando che siano altri a progettarlo per noi) e ad affidarci a visioni rivoluzionarie, alla follia calcolata, alla creatività. De Masi cita a tal fine Garcia Lorca quando afferma che “In ognuno di noi c’è un pizzico di follia senza il quale sarebbe imprudente vivere”.

D’altronde il progresso fa vittime e spesso è difficile scegliere se lottare per il progresso o per le vittime. Di solito, chi progetta il futuro non si cura delle vittime e chi si cura delle vittime lotta contro il progresso. Il punto di mezzo spesso è difficile da trovare, ma fa parte delle scelte politiche da compiere.

Il professore conclude con tre citazioni. Una è di Paul Valery: “Occorre essere leggeri come una rondine, non come una piuma”. Non vivere in balia delle correnti, ma scegliere consapevolmente la rotta della propria vita perché, come dice Seneca, “nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa dove vuole andare”. Terza e ultima citazione, tratta da Marx, riguarda la felicità: “L’esperienza definisce felicissimo l’uomo che ha reso felice il maggior numero di altri uomini… Se abbiamo scelto nella vita una posizione in cui possiamo meglio operare per l’umanità, nessun peso ci può piegare, perché i sacrifici vanno a beneficio di tutti; allora non proveremo una gioia meschina, limitata, egoistica, ma la nostra felicità apparterrà a milioni di persone, le nostre azioni vivranno silenziosamente, ma per sempre”.

 

Domenico De Masi è un sociologo, professore emerito di Sociologia del lavoro presso l’Università “La Sapienza” di Roma, dove è stato Preside della Facoltà di Scienze della comunicazione.

 

Createca è un’associazione culturale orientata a promuovere la creatività in ambito personale, familiare e sociale, attraverso incontri e soprattutto con il Festival della Creatività che si svolge ogni anno.