Gianluca Mazzarella è un cantautore che, attraverso suoni e parole, dà voce alle sue radici siciliane, tracciando un percorso fatto di luoghi, ricordi e sentimenti universali. Nel suo singolo Quando ti vedrò, trasporta l’ascoltatore nella tensione di un incontro atteso, ambientato in una Roma intrisa di fascino e memoria, che diventa quasi un personaggio. In questa intervista, Mazzarella riflette sulla sua musica come uno spazio di ricerca interiore, un dialogo aperto tra il presente e il passato, tra ciò che si è lasciato e ciò che si spera di ritrovare. Con uno stile schietto e una vena poetica, Gianluca ci invita a scoprire il “Sud” come luogo dell’anima, capace di trascendere il tempo e la distanza.
Nel singolo “Quando ti vedrò,” descrivi l’attesa e la tensione prima di un incontro. Se potessi scegliere un odore o un sapore che rappresenti quel momento, quale sarebbe?
Sarebbe l’odore dei sampietrini del centro, bagnati da gocce di pioggia finissime, visibili solo in controluce, quando vengono sorpresi dai fanali degli autobus imbottigliati nel traffico dell’ora di punta, pieni di pendolari di ritorno a casa.
Hai parlato di Roma come sfondo quasi cinematografico per “Quando ti vedrò”. Se la tua vita fosse un film, quale sarebbe la scena chiave girata per le strade di Roma?
Forse la scena della terrazza in “Una Giornata Particolare” di Ettore Scola, con Mastroianni e la Loren. Allegria, leggerezza, rabbia, passione, sincerita, dignità, dolcezza, malinconia, follia, tristezza, paura, coraggio, case popolari e panni stesi al sole. Le variegate sfaccettature dell’animo umano, la sua infinita e fragile bellezza, in una sola sequenza che lascia senza parole…
Sud esplora la mancanza, la perdita di ciò che non è stato, ma anche il ritorno alle radici. Qual è un momento in cui hai sentito di aver lasciato una parte di te in una delle città dove hai vissuto?
Non saprei davvero. In ogni posto in cui sono stato ho sicuramente lasciato e preso qualcosa. Mi piace pensare peró che in qualche altro momento, in qualche altra dimensione, sarà possibile incontrare quel Gianluca che dalla Sicilia non è mai partito. Mi piacerebbe conoscerlo, bere qualcosa insieme, farci due chiacchiere, chiedergli come gli sono andate le cose, sapere come la pensa, come se la passa e se gli piacciono le mie canzoni.
Se dovessi descrivere il “Sud” come una persona, che caratteristiche avrebbe? Sarebbe qualcuno a cui ti rivolgi come a un confidente, un amico d’infanzia, o piuttosto come a uno sconosciuto?
Sarebbe uno di quegli amici, più unici che rari, che non esitiamo a chiamare “fratello”. Uno di quegli amici con la capacità di trascendere gli effetti di tempo e di distanza. Uno di quegli amici con cui, anche se non ti sei visto per lungo tempo, dopo cinque minuti senti che è come non essere mai stati lontani. Uno di quelli coi quali ti accorgi di essere arrivati alle stesse conclusioni anche senza aver mai parlato di un argomento. Quegli amici che, nel loro abbraccio, ti fanno sentire di essere a casa.
In “Quando ti vedrò,” c’è un contrasto tra i momenti di attesa e il ritorno. Come vedi il tempo nei rapporti umani? È un elemento di crescita o una distanza da colmare?
Una cosa non esclude l’altra direi. Ma sopratutto mi tornano in mente le parole, attualissime, dell’immenso Luciano De Crescenzo, quando suggeriva che bisognerebbe non tanto stare lì ad ossessionarsi, cercando di capire come poter allungare il tempo che ci è stato concesso, ma piuttosto provare ad allargarlo. Riempiendolo. Di sorrisi, di lacrime, di rapporti autentici, di esperienze, di passioni. Di senso. Di tutto quello che ci fa svegliare la mattina grati e che ci fa andare a letto la sera pensando: ma che bella jurnat c’agg’ passat!
Il tuo album è intriso di richiami a luoghi e tempi lontani. Se potessi inserire uno strumento musicale che rappresenti il rumore del vento tra le colline siciliane, quale sarebbe?
Non esiste. Lascerei fare al vento il suo assolo. Lui saprebbe senz’altro che note suonare, meglio di qualsiasi strumento o orchestra.
Spesso le canzoni raccontano di ciò che manca o che è distante. C’è qualcosa che scegli consapevolmente di non mettere nella tua musica, per non legarla a un momento specifico?
Consapevolmente no. Se ho evitato di scrivere o parlare di qualcosa, l’ho senz’altro fatto inconsciamente.
Cosa ti aspetta nei prossimi mesi?
Un videoclip che uscirà a breve. Altre esibizioni dal vivo spero. E l’avventura del nuovo album sul quale sto già lavorando. Un album in cui ci saranno storie recenti che mi è sembrato valesse la pena raccontare e storie passate che vorrei contribuire, nel mio piccolo, a proteggere dall’usura della memoria, un nuovo pezzo in siciliano e stavolta anche uno in romano. Letteratura, viaggi, e spero anche un duetto. Sopratutto ci sarà leggerezza che, come diceva Calvino, “non è superficialità, ma è planare sulle cose dall’alto e non avere macigni sul cuore”.